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Antèlami, Benedetto.

Scultore e architetto italiano. A parte la conoscenza delle opere a lui attribuite, non vi sono notizie circostanziate relative alla sua biografia e al suo tirocinio artistico. L'unico dato certo si può desumere da un'iscrizione sulla lastra marmorea recante il rilievo della Deposizione dalla croce nel duomo di Parma che può essere tradotta così: "Nel febbraio 1178 si rivelò uno scultore: Benedetto detto l'A.". Il nome A. - toponimo con cui si designava anticamente la Valle d'Intelvi e nel contempo denominazione di una corporazione di architetti la cui attività è testimoniata nel XII sec. in Italia settentrionale - rende verosimile l'ipotesi che egli appartenesse a quei Magistri Antelami della valle di Intelvi sul Lago di Como, distintisi come architetti e muratori nel XII sec. La grandezza artistica di A. è testimoniata dalla sua capacità di rielaborare con mirabile coerenza espressiva le molteplici suggestioni stilistiche derivategli da significative esperienze europee: si suppone infatti che abbia soggiornato in Francia, venendo direttamente a contatto con il Romanico provenzale: suoi risultano alcuni capitelli del duomo di Saint-Trophime ad Arles. Della rielaborazione di queste esperienze rimane traccia nella sua prima opera datata, la celebre Deposizione nel duomo di Parma (1178), dove gli influssi dei modelli francesi convivono con reminiscenze classiche, all'interno di uno schema compositivo di chiara ispirazione bizantina, i cui valori ritmici si fondono con una concezione volumetrica rigorosa, ormai lontana dalla tradizione scultorea del Romanico nell'Italia settentrionale. Nel 1196 A. iniziò i lavori per il complesso architettonico e decorativo del battistero di Parma, un edificio a pianta ottagonale all'esterno e decaesagonale all'interno, chiuso da una cupola ogivale, con tre portali, cinque arcate e cinque ordini di gallerie. L'opera lo tenne impegnato per circa vent'anni, e rimase come una testimonianza impareggiabile della sua assoluta originalità sia stilistica che narrativa: il rigore e la complessità della decorazione plastica sono esaltati da una mirabile, armoniosa integrazione con la struttura architettonica, tanto da allontanare ogni ragionevole dubbio circa la comune identità dell'architetto e dello scultore. L'edificio è particolarmente interessante anche per l'armonioso contrasto fra l'impostazione architettonica dell'esterno, il cui schema compatto richiama un modulo stilistico di impronta romanica, e lo slancio strutturale dell'interno, che rivela - per l'accentuata verticalizzazione dell'alta volta ogivale - un'inconfondibile ispirazione gotica. La decorazione scultorea del battistero è concepita secondo un elaborato, quanto organico e coerente, progetto iconografico, che passa in rassegna tutto il repertorio tematico dell'Antico e del Nuovo Testamento, modulandolo in una gamma espressiva ricca e variegata. La duttilità e, al tempo stesso, la coerenza stilistica del linguaggio plastico di A. rappresentano l'espressione più alta del Romanico italiano e il preludio a una nuova sensibilità. All'interno del battistero A. lasciò i suoi capolavori: le lunette dei tre portali (Adorazione dei Magi, Giudizio finale, Allegoria della vita), solenni e ieratiche; le nicchie interne (Cristo, David, la Presentazione e la Fuga in Egitto); sculture a tutto tondo; personificazioni dei Mesi e delle Stagioni; le famosissime statue di Salomone e della Regina di Saba, potentemente realistiche ed espressive. Queste opere, pur essendo ancora ispirate alla tradizione plastica del Romanico e alla solennità di ascendenza classica, sono già permeate di quella raffinata spiritualità e di quel preziosismo formale che caratterizzeranno il clima artistico nella fase di transizione al Gotico. Mentre si concludevano i lavori del battistero, A. riprese la costruzione della cattedrale di Fidenza, decorando la facciata con statue, fra cui quella del Re David, che testimoniano la sua evoluzione in senso spiccatamente gotico. In seguito lavorò all'abbazia di Sant'Andrea di Vercelli, dove lasciò la sua ultima opera, la lunetta con il Martirio di Sant'Andrea, in cui alla ricerca plastica ed espressiva si unisce un nuovo intento di introspezione psicologica. A., oltre ad essere considerato il più grande scultore romanico dell'alta Italia, esercitò una profonda influenza sull'evoluzione del linguaggio plastico, determinando una vera e propria corrente ispirata al suo magistero artistico (1150-1230 circa).
Benedetto Antelami: “Deposizione della Croce” (Parma, Cattedrale)

Benedetto Anelami: scultura del “Ciclo dei Mesi” raffigurante il mese di Giugno (Battistero di Parma)